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Dentro una nuvola elettromagnetica

È ormai imminente la realizzazione del sogno cibernetico di una rete delle reti, che tramite Internet e lo smartphone di quinta generazione (5G) consentirà il dialogo diretto tra i dispositivi digitali riducendo l’uomo al ruolo di router, di semplice smistatore automatico di messaggi telematici.

La trasformazione antropogenetica dell’homo sapiens in homo videns, indotta dai media digitali e dal predominio della cultura visuale, con il suo portato di profonde modificazioni mentali e relazionali, su scala globale, è ormai consolidata. Il nuovo tipo umano si trova inoltre a vivere in un ambiente naturale sempre più degradato, anche a causa dell’inquinamento elettromagnetico generato progressivamente dai telefonini TACS degli anni Settanta, GSM del 1981, e successivamente UMTS-2G (1990), 3G (2000), 4G (2010).

Una nuvola elettromagnetica

Entro il prossimo anno gli smartphone di ultima generazione svolgeranno il ruolo cruciale di snodo delle comunicazioni dirette tra sistemi digitali senza filo (wireless), come computer, elettrodomestici, telecamere, sensori domotici, macchine utensili.

A parte la “convergenza” delle trasmissioni su un singolo dispositivo, gli smartphone 5G appunto, ciò implica la standardizzazione di interfacce, protocolli, regolamentazioni nazionali, ma soprattutto l’ampliamento dello spettro elettromagnetico operativo in modo da includere le frequenze dei singoli dispositivi: la banda di radiofrequenza (RF) del 5G si estenderà quindi da 694 mega hertz a 27,5 giga hertz.

Inoltre, poiché il potere di propagazione e penetrazione in un mezzo di un campo elettromagnetico è inversamente proporzionale alla sua frequenza, e poiché il traffico dati crescerà di migliaia di volte rispetto ad oggi, per migliorare l’efficienza e la versatilità dell’Internet delle cose sarà necessario moltiplicare le antenne e ridurre le dimensioni della cella: un’antenna ogni pochi metri nei luoghi chiusi; almeno un’antenna ogni cento metri all’aperto.

In buona sostanza, l’umanità vivrà immersa in una nuvola elettromagnetica sempre più spessa e densa, e questa ulteriore imponente modificazione della composizione fisica dell’atmosfera (avvenuta, ricordiamo, nel giro di solo mezzo secolo a causa della diffusione del telefonino!) produrrà di sicuro effetti imprevedibili su tutti gli esseri viventi.

Per quanto concerne comunque la biologia umana, oltre all’esposizione ambientale ad una miriade di sorgenti elettromagnetiche, dovremo considerare i danni prodotti dall’irradiazione diretta del corpo, in particolare del cervello, da parte del telefonino, essendo la sua emissione elettromagnetica anche centinaia di volte superiore a quella dei ripetitori.

E l’innovazione 5G ci fa facilmente prevedere un uso sempre più pervasivo dello smartphone.

Il 5G promette di collegare in rete non solo le persone, ma anche le cose e persino gli animali. È l’Internet of things, dove l’intervento dell’uomo sarà sempre più marginale (ph. © Kittipong Jirasukhanont/123rf.com).
La tossicità delle radiofrequenze e l’inefficacia delle norme di protezione

Sebbene la nocività dell’esposizione professionale ai radar sia nota fin dagli anni Cinquanta, l’organismo a cui l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) delega lo studio tossicologico dei prodotti commerciali e industriali, la IARC, solo nel 2011 ha introdotto le radiofrequenze nel gruppo 2B, quello degli agenti classificati come “possibilmente cancerogeni”, quando invece, secondo alcuni autori, la corretta analisi della letteratura scientifica disponibile porterebbe a classificare la telefonia mobile come sicuramente cancerogena.

I principali meccanismi tossici dell’esposizione alle radiofrequenze telefoniche sono i seguenti:

  • effetto termico (surriscaldamento dei tessuti, proporzionale all’intensità energetica dell’irradiazione): denaturazione di macromolecole; anomalie del sistema protezione dagli shock termici (HSP). Limite di sicurezza per il telefonino = emissioni inferiori a 2W/Kg (SAR);
  • effetti non-termici (reazioni bio-elettromagnetiche indipendenti dal livello energetico della radiazione): incremento dei radicali liberi; deficit di difese anti-ossidative; apoptosi neuronale; demielinizzazione; attivazione di canali ionici transmembranari; disfunzioni recettoriali e della neurotrasmissione; danni della barriera emato-encefalica; disfunzione dell’espressione genica; aberrazioni cromatidiche; mutazioni geniche.

Qui sotto, invece, sono riportate alcune patologie e disturbi associati all’uso ordinario del telefonino:

  • tumori cerebrali: neurinoma dell’acustico; gliomi; meningiomi;
  • sfera psichica: memoria, attenzione, apprendimento;
  • malattie neurodegenerative: demenza; Parkinson; SLA;
  • riduzione delle ore di sonno;
  • disfunzioni tiroidee;
  • sfera riproduttiva: sterilità maschile; abortività;
  • sindrome da elettrosensibilità (EHS);
  • iperattività infantile.

Non trascuriamo infine il tragico contributo del telefonino all’infortunistica stradale, che nemmeno l’uso alla guida dell’auricolare sembra debellare, e gli effetti sanitari connessi all’emergente problema dell’e-waste, cioè della spazzatura elettronica accumulata in aree del pianeta trasformate in immense discariche.

Ripensare il capitalismo dei consumi

Ovviamente il sistema UMTS-5G soddisfa e allo stesso tempo induce una maggiore domanda sociale di connettività mobile, in qualche modo favorita da una disinformazione sistematica che fa ritenere il telefonino un innocuo giocattolo.

Questa innovazione, che sicuramente rende l’esistenza umana ancora più comoda, veloce, facile e divertente, rischia però di accelerare la già grave crisi ambientale e aumentare l’incidenza delle patologie degenerative, senza considerare gli effetti sociologici della “telefonino-dipendenza” di massa.

Ma una sempice restrizione radioprotezionistica sarebbe del tutto banale e inutile se non si ripensa seriamente l’economia, per evitare che il capitalismo, che alimenta l’iperconsumismo tecnologico, finisca per far implodere il pianeta.